SPORT IN SICUREZZA

“SPORT IN SICUREZZA” è un progetto finalizzato a realizzare in sicurezza quello che è un bisogno primario e necessario della vita di ciascun ragazzo, lo sport, facendolo diventare uno strumento educativo e formativo sia sotto il profilo personale che sociale.

I VALORI ED IL SIGNIFICATO DELLO SPORT

Lo sport, nelle sue molteplici discipline, non è mai un’attività fine a se stessa. Stimolare nei ragazzi il piacere innato di giocare e fare sport consente di sviluppare ulteriormente in essi non solo questa predisposizione naturale, ma anche di trasformarla in una consapevole cultura sportiva in cui la sana pratica si coniuga con il pensare e l’agire, giacché lo sport è una innegabile occasione per testare capacità, trasmettere valori e comportamenti, che coinvolgono, migliorandole, ogni manifestazione del ragazzo: motoria, cognitiva, creativa, affettiva e sociale.

Un punto di partenza e di formazione per l’atleta e per il ragazzo stesso, giacché quando si smette di “giocare”, resta pur sempre “il ragazzo”, con le sue esigenze ed i suoi sentimenti.
Guardandola da questa angolazione, la pratica sportiva assume una prospettiva più ampia, completa e di fondamentale importanza nello sviluppo del giovane giocatore.

Il messaggio che si vuole trasmettere attraverso queste righe è che i ragazzi non vanno guardati solo con l’occhio critico di chi deve valutarli dal punto di vista sportivo, ma devono essere presi in considerazione come “la generazione futura” nella più delicata fase di formazione emotiva e caratteriale, che si accompagna ad uno sviluppo fisico, non sempre ad essa commisurato.

IL GIOCO DEL CALCIO

Tra gli sport quello più conosciuto e praticato è senza dubbio il gioco del calcio che è uno sport di squadra. Condividere un campo, consente al ragazzo di interagire in modo sano e concreto con i propri coetanei - che possono provenire anche da contesti familiari, sociali e persino etnici diversi - facilita lo sviluppo di capacità ed abilità individuali, di cui però si avvantaggia tutta la squadra e, nel contempo, insegna a misurarsi in modo costruttivo con “l’altro” ma anche il rispetto delle regole del “gioco”, delle decisioni dell’arbitro, dell’avversario anche accettando il contatto fisico. Insegna a condividere insieme le emozioni, le frustrazioni, le vittorie, le sconfitte ed a comprendere anche il valore della collaborazione, dell’amicizia e dell’altruismo. Ed è imparando ed accettando tutto ciò che in concreto ci si prepara ad affrontare le difficoltà future della propria esistenza.

Proprio per siffatte ragioni, aiutare un ragazzo a diventare un “calciatore” significa accompagnarlo in un percorso che vede la società interessata al suo comportamento in ogni momento della sua giornata, dentro e fuori dal campo, anche quando si trova a scuola, a casa o sta svolgendo altre attività.

Vista l’età dei giocatori è indispensabile, naturalmente, il coinvolgimento delle famiglie dei giovani atleti. Spesso i genitori dei ragazzi non hanno un’esperienza sportiva tale da trasmetterla ai propri figli oppure vedono in essi una realizzazione di quello che non sono stati o non sono riusciti ad essere. E’ pertanto necessario avere un contatto continuo con le famiglie, fornendo alle stesse quelle informazioni essenziali, indispensabili per una corretta attività sportiva ma anche per evitare distinzioni/differenze che, creando inutili e dannose diseguaglianze, possano minare la coesione del gruppo/squadra, interferendo anche nei rapporti personali ed amicali tra ragazzi.

Tra siffatte informazioni, appaiono quanto meno indispensabili: una corretta alimentazione, anche in concomitanza degli impegni sportivi (partite o allenamenti); il vestiario da allenamento appropriato per le varie stagioni; la figura societaria con la quale interfacciarsi qualora il ragazzo manifesti dei problemi o un calo di interesse per la pratica sportiva.

Gli spunti presentati costituiscono informazioni semplici, ma non banali, che aiutano ad uniformare gli intenti di società e famiglie, rendendoli più solidi e univoci. Nello sviluppo di un percorso di formazione sportiva rivolta ai giovani questi sono dati da tenere in considerazione per riuscire a tarare al meglio il proprio intervento.

SETTORE GIOVANILE

La scuola calcio può essere di tipo inclusivo od esclusivo; può quindi accogliere ogni giovane giocatore che desidera giocare a calcio presso quella struttura, indipendentemente da genere, ceto sociale, provenienza, potenzialità e capacità, oppure selezionare le iscrizioni prendendo solo chi dimostra un’attitudine particolare nei confronti del calcio, attraverso un approccio volto a tutelare il percorso sportivo di tutti i tesserati, società ed allenatore si impegnano a dare ad ognuno di essi la stessa attenzione e possibilità di espressione, in allenamento così come in partita.

Nel settore giovanile, la formazione a lungo termine del singolo giocatore prevale sul risultato immediato della squadra, in quanto il saper fare individuale deve essere inteso come una risorsa per la stessa.

Allenatore e società devono creare i presupposti per la formazione di un clima motivazionale orientato alla competenza rendendo consapevole l’ambiente del percorso intrapreso e ricercando un indirizzo rivolto al saper fare e al saper essere, prima che alla prestazione in sé.

è compito del tecnico coinvolgere i propri giocatori in egual modo, trovare i giusti equilibri facendo percepire la differenza come un valore utile per la squadra e quindi amalgamare giocatori con caratteristiche fisiche, tecniche e motorie anche molto diverse, anche adattandoli a ruoli differenti.

Nella diversità ogni giocatore può trovare uno stimolo utile alla propria crescita. I più bravi possono sviluppare maggiore responsabilità e sopperire alla minore abilità del compagno; il meno abile può trovare nel giocatore più dotato un riferimento, un obiettivo, un esempio verso il quale tendere e cercare di indirizzare la propria crescita.

Vanno poi considerate, oltre che le potenzialità genetiche del singolo, anche le diverse variabili, quali:

  • L’aver iniziato a giocare prima dei propri compagni dà al ragazzo una pratica/familiarità con il gioco maggiore del compagno che ha iniziato da poco;
  • Molti ragazzi, perché spinti da genitori, maggiormente interessati al calcio, nell’immediato risultano maggiormente motivati all’apprendimento rispetto ad altri che lo sono meno, è quindi possibile che il livello di prestazione sia superiore nei primi rispetto ai secondi;
  • Un contesto familiare aduso all’attività sportiva/motoria aiuta il bambino ad avere una predisposizione superiore al movimento ed un’attenzione maggiore all’ambito motorio;
  • Ad analoga età può corrispondere una diversa “maturazione” e quindi una differenza di prestazione.

PSICOLOGIA DEL GIOCATORE

Dare una formazione al giovane calciatore, non significa imbrigliarlo nei cd. Fondamentali del Calcio, che ad ogni modo devono essere correttamente appresi; ma proprio perché è un Gioco, deve essergli consentito di esprimere la sua fantasia e liberare il suo possibile talento. Ciò consente al giocatore non solo di divertirsi ma anche di abituarsi a ricercare soluzioni diverse e accrescere le proprie capacità tecniche. E’ evidente che tutto ciò oltre che gratificarlo, costituisce uno stimolo per migliorare l’approccio alla pratica sportiva e aumentare l’efficacia dell’intervento formativo.

GESTIONE DELL’ALLENAMENTO

L’allenamento rappresenta un fase essenziale nella formazione del giocatore e quindi richiede una particolare cura ed attenzione nella sua organizzazione affinché possa essere efficace e soddisfacente anche per gli stessi partecipanti. La scelta degli spazi di gioco, delle dimensioni dei campi, delle proposte pratiche, la formulazione delle squadre, la gestione delle pause, la scelta delle tempistiche di ogni esercitazione, la determinazione della sequenza di attività previste, la raccolta del materiale a fine seduta, sono solo alcuni degli elementi che fanno parte dell’ambito organizzativo e lo qualificano.

Definire con chiarezza gli obiettivi dell’allenamento, scegliere le esercitazioni da proporre, immaginare lo svolgimento della seduta e ripercorrerne ogni passaggio prima della suo realizzazione permette di arrivare pronti a svolgere un’attività efficace.

Per fare ciò è indispensabile che l’allenatore sensibilizzi le varie figure societarie su quanto sia importante rispettare lo svolgimento della seduta di allenamento e condivida con dette figure momenti dedicati ad attività quali il ricevimento dei genitori e la gestione di incombenze organizzative.

Naturalmente le competenze di un allenatore non possono essere solo di tipo tecnico, tattico ed organizzativo ma necessitano della capacità relazionale ed empatica verso i giocatori che rende anche l’allenamento più duro meno faticoso. Nel contempo egli deve dare un esempio di abnegazione e partecipazione, fungendo da stimolo per i propri giocatori. Con il proprio impegno ed il diligente e corretto operato, l’allenatore, indubbiamente, rafforza la sua serietà e credibilità nei confronti di società e famiglie.

Queste attività di programmazione e registrazione delle attività permettono al tecnico di avere uno storico delle proprie esperienze ma anche di elaborare la propria filosofia di calcio.

ATMOSFERA AMBIENTALE E CLIMA

È necessario, per quanto detto nei precedenti paragrafi, che la qualità dei rapporti che si instaurano sia tra gli ragazzi ma soprattutto tra allenatore ed allievo, rappresentano uno degli elementi che più di altri può influenzare l’apprendimento ed il percorso di crescita non solo sportiva di un giovane calciatore. Si costruisce nel tempo e si basa su fiducia, serenità, rispetto ed autorevolezza che il tecnico riesce ad infondere ai propri giocatori.

L’allenatore deve mantenere un atteggiamento rilassato e tranquillo nei confronti dei suoi allievi e questo non solo per una migliore comunicazione/comprensione con gli stessi per quel che riguarda le indicazioni di tipo tecnico ma anche una corretta e responsabile gestione degli aspetti disciplinari. Si aggiunga poi anche la necessaria ed opportuna accettazione dell’errore come passaggio fondamentale dell’apprendimento: meglio evidenziare una bella giocata piuttosto che censurare un errore. L’intento deve essere quello di motivare i bambini/e a giocare senza creare ansia da prestazione. Proprio un clima disteso e sereno consentono al ragazzo di focalizzare la sua attenzione sull’apprendimento e di riflettere in maniera positiva sull’errore, anziché preoccuparsi dei conflitti interpersonali. Per dare maggiore valore al proprio messaggio risulta fondamentale sensibilizzare famiglie e dirigenti sull’importanza di questo aspetto.

Molto spesso, nell’efficacia dell’apprendimento, la qualità della relazione tra insegnante ed allievo costituisce il più importante dei contenuti, addirittura superiore ai metodi di insegnamento e alla tipologia di attività svolte. Il clima relazionale è un elemento che si costruisce nel tempo, attraverso azioni quotidiane, piccoli gesti di attenzione nei confronti dei giocatori, l’utilizzo di uno stile di conduzione adatto, il livello di empatia dell’allenatore e, più in generale, attraverso la convinzione che questo elemento possa influire positivamente sul percorso tecnico del singolo giocatore e della squadra.

Le stesse regole di comportamento, già condivise con la Società, devono essere condivise con i giovani giocatori, spiegandone il significato, al fine di farne comprendere lo scopo educativo e non certo una finalità punitiva, e raccogliendo le loro impressioni ed i loro commenti, anche per potere dissipare qualsiasi dubbio/incomprensione. In tal modo la loro applicazione e rispetto sarà reso più semplice. Il tutto va veicolato da una buona dose di pazienza e dalla consapevolezza che, così come l’errore tecnico fa parte della crescita calcistica del giocatore, un comportamento inadeguato, se gestito nel modo corretto, può essere un importante ed utile passaggio nella costruzione della propria identità personale.

Un altro aspetto determinante per riuscire ad instaurare un clima sereno all’interno del contesto squadra è individuare il profilo caratteriale dell’allenatore adatto all’età dei giocatori. Le competenze tecnico/tattiche si possono acquisire attraverso lo studio e l’esperienza da campo mentre la personalità ed il carattere sono tratti molto più complessi da modificare e adattare. Per questo motivo il profilo ideale come allenatore nell’Attività di Base è quello di una figura giovanile, solare, dinamica, con l’attitudine a spendere del tempo per un sorriso a mettersi allo stesso livello dei giocatori interpretandone le necessità e gli stati d’animo del momento, paziente e con una forte propensione alla formazione. Ogni categoria necessita di un profilo tecnico particolare, in funzione delle necessità che ogni età richiede, risulta quindi molto importante capire quale sia la fascia d’età alla quale ogni allenatore risulta più affine. è bene sottolineare come il clima relazionale non coinvolga solo allenatore e giocatori ma anche tutte le figure che si interfacciano con i giovani giocatori nell’ambito della pratica sportiva. Gestire le aspettative dei familiari, educare ad un tifo corretto dagli spalti, condividere le linee metodologiche scelte dallo staff tecnico, sono aspetti che fanno parte di un percorso di cui la società deve farsi carico. Un genitore informato rappresenta una risorsa utile ad amplificare il messaggio educativo che la società intende rivolgere ai propri tesserati, favorendo così il loro percorso di formazione sportiva.

IN SICUREZZA

L’attività sportiva è pensata come detto in modo olistico ma necessità, indubbiamente, della massima tutela fisica e mentale del ragazzo, perché se è vero che lo sport è divertimento esso non deve essere fonte di problematiche, che con il tempo, potrebbero diventare, purtroppo, irrisolvibili.

Ed è per questo che “Sport In sicurezza”, prima di ogni altra cosa, ritiene indispensabile verificare concretamente (ci sia consentito dire, non con l’usuale “certificato di idoneità“) la salute del ragazzo, mediante un approfondito esame delle sue condizioni fisiche. In tale percorso diagnostico, che si ripeterà periodicamente, realizzato con l’ausilio di Sanitari e Specialisti non solo della Medicina Sportiva, di primissimo livello, sono naturalmente coinvolti anche i Genitori, affinché anch’essi, abbiano consapevolezza delle condizioni del proprio figlio, delle sue naturali attitudini ma anche gli eventuali e possibili “limiti”.

A siffatto percorso si aggiunge anche quello psicologico, necessario per comprendere non solo i sogni e gli interessi del ragazzo ma anche il suo carattere e quindi, con l’ausilio di un team di specialisti del settore, potere offrirgli un idoneo e continuo supporto per fargli affrontare l’esperienza in maniera completa e consapevole e quindi di imparare a conoscere se stesso. Quando si smette di “giocare”, resta pur sempre “il ragazzo”, con i suoi bisogni ed i suoi sentimenti. Ed è per questo che è necessario questo supporto affinché non solo possano essere esaltate le sue capacità fisiche ed intellettive ma anche metterlo in condizione di conoscerne i limiti. Naturalmente anche di tale percorso verranno informati i Genitori, mediante appositi incontri.

Da ultimo, ma non per importanza, il progetto prevede, come già sopra anticipato, una costante verifica dell’impegno e dei risultati scolastici, al fine di evitare che l’attività sportiva anziché essere sinergica con la scuola/istruzione ne rappresenti un ostacolo. A tal proposito, con il coinvolgimento dei genitori e del ragazzo verranno adottati gli opportuni e necessari rimedi, facendo naturalmente comprendere al ragazzo le ragioni e le finalità degli stessi.